Zero Trust: cos’è e perché cambierà la sicurezza informatica nel 2025

Diagramma che illustra l'architettura del modello di sicurezza Zero Trust, evidenziando la verifica continua e il controllo degli accessi.
Diagramma che illustra l'architettura del modello di sicurezza Zero Trust, evidenziando la verifica continua e il controllo degli accessi.

Introduzione

Il concetto di “zero trust” è destinato a ridefinire le fondamenta della sicurezza informatica. In un contesto in cui la superficie d’attacco digitale si espande ogni giorno e i perimetri aziendali diventano sempre più sfumati, il modello zero trust propone un approccio radicale: non fidarsi mai, verificare sempre.

Secondo IBM e Microsoft, l’approccio zero trust sarà il riferimento dominante per proteggere reti, utenti e dati nel 2025, specie a fronte di infrastrutture ibride, dispositivi IoT e lavoro da remoto.

Cos’è il modello Zero Trust

Il modello zero trust parte dal presupposto che nessuna entità è affidabile per impostazione predefinita, anche se interna alla rete. Ogni richiesta di accesso viene autenticata, autorizzata e crittograficamente verificata prima di essere concessa.

Principi base del modello:

  • Verifica esplicita: autenticazione continua con variabili come identità, posizione, dispositivo, tempo e comportamento.
  • Accesso con privilegi minimi: solo le autorizzazioni necessarie per svolgere un compito specifico.
  • Presunzione di compromissione: ogni rete, utente o dispositivo può essere compromesso, perciò serve sorveglianza costante.

Come funziona Zero Trust nella pratica

L’implementazione di Zero Trust richiede una combinazione sinergica di tecnologie e policy aziendali. Tra le componenti fondamentali troviamo:

  • Autenticazione multifattoriale (MFA)
  • Microsegmentazione della rete
  • Gestione identità e accessi (IAM)
  • Monitoraggio e logging continuo
  • Analisi del comportamento utente (UEBA)

Secondo CyberArk, il modello zero trust è oggi integrato con strumenti di AI e automazione per rilevare comportamenti anomali in tempo reale.

Perché Zero Trust è fondamentale nel 2025

Con l’evoluzione della minaccia informatica e la scomparsa del classico perimetro di rete, le architetture tradizionali non sono più sufficienti. Zero Trust è progettato per:

  • Gestire infrastrutture ibride e cloud-native
  • Proteggere il lavoro da remoto e BYOD
  • Limitare i danni da attacchi ransomware e phishing
  • Supportare compliance avanzate (GDPR, ISO 27001, NIS2)

Secondo Zscaler, le organizzazioni che adottano una strategia zero trust riducono del 50% il rischio di violazione interna.

Benefici concreti dell’approccio Zero Trust

  • Controllo granulare degli accessi
  • Riduzione della superficie d’attacco
  • Maggiore resilienza aziendale
  • Visibilità e tracciamento costante
  • Protezione contro minacce interne e laterali

Sfide dell’adozione

Nonostante i benefici, la transizione a un’architettura zero trust comporta alcune difficoltà:

  • Complessità di integrazione nei sistemi legacy
  • Costi iniziali di infrastruttura e formazione
  • Cambiamenti culturali nella gestione della sicurezza

Tuttavia, secondo il Gartner Hype Cycle 2024, l’investimento iniziale è ampiamente compensato dai risparmi in termini di breach evitati.

Takeaways

  • Zero Trust è un cambio di paradigma: nessuna fiducia implicita.
  • Protegge reti moderne, cloud e ambienti ibridi.
  • Riduce il rischio di attacchi interni ed esterni.
  • Integra strumenti come MFA, IAM, microsegmentazione.
  • Rappresenta il futuro della cybersecurity post-perimetrale.

FAQ

Zero Trust sostituisce il firewall?

No, ma lo affianca: Zero Trust non sostituisce le difese tradizionali, ma le rafforza con un controllo continuo e contestuale.

Serve anche alle PMI?

Assolutamente sì: le PMI sono spesso più vulnerabili e Zero Trust aiuta a proteggere dati e accessi in modo scalabile.

È compatibile con i sistemi legacy?

Con difficoltà, ma sì. Serve una roadmap graduale e strumenti che consentano l’integrazione.

Quanto costa adottare Zero Trust?

Dipende dalla scala. Però gli strumenti cloud-native lo rendono accessibile anche a realtà medio-piccole.

C’è un framework ufficiale?

Sì, il framework NIST SP 800-207 propone uno standard di riferimento per implementare Zero Trust.

Vuoi implementare una strategia Zero Trust nella tua realtà o saperne di più su come proteggere i tuoi dati e sistemi aziendali? Scrivici nei commenti o consulta i nostri approfondimenti per iniziare oggi.

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